Startup, aziende giovani e dinamiche, digitalizzazione informatica, sono tutte parole legate al futuro che, lavorativamente parlando, avanza. Si è tutti d’accordo quando si dice che il futuro è orientato al web, ad Internet, però i fondi non ci sono quasi mai. Sono in pochi a voler investire, nessuno se la sente di rischiare e le imprese senza fondi non decollano. Ultimamente le cose stanno un pochino cambiando. Gli esempi che arrivano dalla Silicon Valley ed il successo di alcune realtà nostrane ha convinto i creditori ad aprire il borsellino e a scommettere su imprese giovani dai contenuti innovativi.
Il Governo ha fatto la sua parte grazie ad interventi di natura fiscale. La legge di bilancio da poco approvata ha messo sul piatto diverse agevolazioni che hanno trasformato gli incentivi da temporanei a definitivi alzando il tetto dell’ aliquota, fissata in maniera unica al 30%. Per quei soggetti che sono passivi l’IRPEF è raddoppiato passando da 500mila euro ad 1 milione l’anno, cifre destinate al tetto massimo detraibile per chi investe in innovazione. Confermata la soglia dell’ IRES a 1, 8 milioni di euro con gli investimenti che dovranno essere mantenuti per 3 anni, prima erano di due. L’obiettivo del legislatore è chiaro, incentivare gli investimenti nel settore delle startup che fanno dell’ innovazione la loro bandiera.
Si tratta quindi di opportunità che vanno prese al volo sia da coloro che cercano investitori, ma anche dai cosiddetti “business angels” a caccia di nuovi business innovativi. Queste figure hanno il compito di individuare quelle aziende che hanno realmente business sostenibili e che presentano margini di crescita con forti potenziali di credbilità.
Recenti studi effettuati dall’ Harvard Business School evidenziano come le startup seguite da da business angels crescono in maniera maggiore, sopravvivono meglio al business e hanno ampi margini di longevità rispetto a quelle che non hanno questo supporto.
Gli investitori classici, quelli che si sono sempre occupati di altri business, non hanno le conoscenze necessarie a captare le opportunità che si presentano nel mondo digitale per questo è necessario affidarsi ad esperti del settore.
Secondo i dati di Infocamere a dicembre 2016 erano 6745 le startup considerate tali e registrate alla camera di Commercio. Si tratta di un 6% in più rispetto al trimestre precedente e il 31% in più rispetto all’anno passato. Interessante notare anche che le start up a prevalenza giovanile (under 35) sono 1.538, il 22,8% del totale, stiamo parlando di una cosa come tre volte superiore rispetto alla quota delle società di capitali con prevalenza giovanile, ferma al 7,1%.
Non si possono più chiudere gli occhi davanti a questi fenomeni: le 2700 aziende considerate innovative impiegano più di 9000 lavoratori, un dato in costante crescita rispetto ai trimestri precedenti; il dato sui soci si riferisce nuovamente alla fine del 2016 e riporta una media di più di 4 soci per ogni start up. Quindi tra soci e impiegati le imprese innovative danno lavoro a poco meno di 35.000 unità: solo un anno prima il dato era fermo a 24.000, quindi l’incremento annuo è stato pari al 44,8%.
Parlando di produttività per ogni euro di produzione le imprese innovative generano in media 19 centesimi di valore aggiunto, dato che, se limitato alle aziende in utile, sale a 33 centesimi.