Come trovare il migliore conto deposito in base alla tassazione. La tassazione del conto deposito è un aspetto che merita di finire sotto la lente di ingrandimento di chi è alla ricerca di uno strumento di investimento per far crescere i propri risparmi senza rischi: trovare il migliore conto deposito vuol dire anche tenere conto delle imposte che verranno applicate per capire quale sarà il guadagno effettivo di cui si potrà beneficiare. In un momento in cui i report della Banca d’Italia relativi alla ricchezza delle famiglie italiane pongono in risalto la preferenza per soluzioni di facile comprensione e all’insegna del risparmio, ecco che il settore dei conti deposito è destinato a suscitare un interesse più che consistente: i numeri, non a caso, parlano di una fortuna investita che si aggira attorno ai 500 miliardi di euro. Attualmente la maggior parte dei conti correnti bancari è a tasso zero: ecco perché il conto deposito ha ancora un ruolo di primo piano. Ma come interagisce l’imposizione fiscale con questi strumenti?
La tassazione del conto deposito
I rendimenti dei prodotti a tasso fisso e a capitale garantito, oggi come oggi, sono praticamente ridotti al lumicino: se in questo scenario si aggiunge un’imposizione fiscale che si dimostra troppo pesante per gli estratti conto degli italiani, si potrebbe ricavare la sensazione di uno scenario ben poco roseo. La speranza arriva proprio dai conti deposito: essi funzionano in modo decisamente semplice, anche se è sempre opportuno essere consapevoli delle prescrizioni della normativa di settore. Ciò permette da un lato di individuare il conto deposito migliore e dall’altro lato di non avere a che fare con brutte sorprese in relazione alle imposte con cui si avrà a che fare.
Il quadro normativo
La circolare 48/E del 2012 fa parte del quadro normativo di riferimento, insieme con la circolare 15/E del 2013: entrambe sono state emanate dall’Agenzia delle Entrate, ma rischiano di risultare troppo tecniche per poter essere capite da chi non è un addetto ai lavori. Un piccolo riassunto può essere utile, dunque, prima di mettersi in cerca del miglior conto deposito. Occorre sapere, per esempio, che gli interessi che un conto deposito produce presuppongono una ritenuta fiscale pari al 26%. Ciò vuol dire che per definire gli interessi netti è sufficiente calcolare quelli lordi per 1-26%.
Oltre a ciò, è bene tenere conto dell’imposta di bollo, il cui calcolo avviene nella data in cui il conto viene rendicontato. La rendicontazione può variare a seconda delle condizioni previste dalla banca: in alcuni casi può essere annuale, e quindi cadere il 31 dicembre di ogni anno, mentre in altre circostanze può essere trimestrale, come avviene per i conti correnti. L’imposta di bollo deve essere pagata sul valore del vincolo al momento della rendicontazione: in presenza di un conto deposito attivo, l’imposta corrisponde allo 0.20% del nominale che è stato investito per il periodo di attività. Può accadere, però, che il conto deposito sia vuoto al momento della rendicontazione, per esempio perché è stato rimborsato in anticipo o semplicemente per la scadenza del vincolo: in questa eventualità si deve pagare un’imposta minima pari a 1 euro.
I valori dell’imposta di bollo possono essere differenti in presenza di rendicontazioni diverse, anche se le caratteristiche del conto deposito sono le stesse, perché si tiene conto – nell’applicazione dell’imposta – della durata del vincolo, ovviamente solo in caso di vincolo attivo alla data di rendicontazione.